venerdì 9 maggio 2014

AIUTO!!! Il mio bimbo non vuole stare con la tata!

Care mamme, papà e tate, il momento della separazione dai genitori può diventare un vero e proprio incubo.
Ed è in questo fatidico istante che si aprono gli scenari più svariati. Bambini che urlano a squarciagola, che si dimenano, che piangono inconsolabili, che si buttano per terra e chi più ne ha più ne metta...
Mamme che si struggono alla vista del loro piccolo sofferente...che vengono assalite da sensi di colpa e da un grande senso di inadeguatezza.
Papà che iniziano a diffidare di questa tata che sicuramente non sa coinvolgere il bambino (sempre se non lo maltratta!), certi che bisogna assolutamente trovare qualcun altro...(anche perchè sorge un altro dubbio: ma non è che la tata ruba nei cassetti?!?)!
Tate che guardano il bambino, la mamma e il papà e vorrebbero uscire dalla serratura di casa, se solo ci passassero! Che non vorrebbero entrare in questo triangolo di disagio ma che, inevitabilmente, ne entrano a fare parte di diritto, di dovere e pure senza passare dal via! Ogni mestiere ha i suoi rischi, e il nostro è quello di sopportare, ma soprattutto supportare non solo il bambino, ma addirittura l'intero nucleo familiare.

Ma prima di capire come affrontare questo momento delicato proviamo ad analizzare perché i bambini non vogliono stare con le tate.
È chiaro che non ci sono risposte standard e generalizzabili per tutti i bambini, anche perché bisogna considerare che le risposte potrebbero differenziarsi rispetto alle età, ma non solo. Ricordiamoci che ogni bambino ha le sue esigenze, le sue risorse, le sue competenze verbali, comportamentali ed emotive per far fronte a momenti di grande stress, come può essere la separazione col genitore.
Ritengo però che si possa partire da una considerazione di base per poi fare, individualmente, attribuzioni più coerenti rispetto ai nostri bambini.
È essenziale sottolineare che ogni comportamento del bambino è sempre finalizzato a qualcosa. E questo scopo è perseguito in maniera più o meno cosciente da parte del fanciullo. Il fatidico capriccio, ad esempio, è un comportamento messo in atto al fine di ottenere qualcosa che, in genere, viene chiesto esplicitamente. La relazione di causa è estremamente intuitiva e il comportamento è messo in atto in modo assolutamente cosciente e volontario da parte del bambino.
Capire qual è lo scopo di comportamenti più sottili, in cui l'obiettivo del bambino non risulta così palese (di cui spesso non ne è cosciente neanche il bimbo) diventa un'operazione più difficile, che richiede tempo, concentrazione ed osservazione.
La domanda da porsi è quindi: perchè fa così? Cosa vuole ottenere? Di cosa ha bisogno per non mettere in atto questi comportamenti?
E' solo dopo che riusciremo a rispondere a queste domande che sapremo perfettamente come sarà efficace comportarci.

Nei bimbi più grandi è importante dialogare ed indagare le emozioni e i pensieri che si mettono in moto nel momento della separazione. Si possono usare disegni, giochi o semplicemente parlare per riuscire a capirsi (e a conoscerci) tutti e tre: bambino, mamma e papà.
Nei più piccini il lavoro è basato sull'osservazione dei suoi comportamenti e di quelli dei genitori. Mamme e papà, oltre a guardare cosa fa vostro figlio, è importante che riusciate a osservare cosa state facendo voi prima, durante e dopo che vostro figlio mette in atto quel famoso comportamento che non riuscite a gestire.
Le tate hanno il compito di accogliere il disagio del bambino senza reprimerlo. Distrarre un bambino con un gioco è fondamentale ma è utile che il bambino riesca a distrarsi solo dopo che l'emozione che lo pervade si sia naturalmente placata.

E a voi com'è andata?
Raccontatemi la vostra esperienza!
Per qualsiasi domanda non esitate a contattarmi.

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